l complesso architettonico di San Giovanni è costituito dal corpo principale della chiesa, dalla comunicante cappella del Suffragio dei morti e dall’adiacente cappella di San Rocco.
La chiesa di San Giovanni sorgeva in origine su un terrapieno, era munita del suo campanile sul lato sud, dove si estendeva anche il cimitero, ed era costituita da un’aula rettangolare con un’abside semicircolare, il tetto a capanna e l’interno segmentato da quattro grandi archi a sesto acuto in muratura.
In seguito a vari rifacimenti, nel tempo, l’aspetto della chiesa si modificò. Scomparvero la strada a gradoni che divenne l’attuale via Gorini, che sale sino a piazzale Mazzini, il sagrato e il muraglione che lo racchiudeva e pure le mura che la cingevano a nord.
Nel Settecento la chiesa di San Giovanni venne completamente vuotata all’interno, fu demolito il tetto a capanna, fu aperta la parete nord in corrispondenza della cappella del Suffragio affinché questa comunicasse direttamente e per tutta la sua parete sud con la chiesa stessa, divenendo un ambiente unico.
l complesso architettonico di San Giovanni è costituito dal corpo principale della chiesa, dalla comunicante cappella del Suffragio dei morti e dall’adiacente cappella di San Rocco.
La chiesa di San Giovanni sorgeva in origine su un terrapieno, era munita del suo campanile sul lato sud, dove si estendeva anche il cimitero, ed era costituita da un’aula rettangolare con un’abside semicircolare, il tetto a capanna e l’interno segmentato da quattro grandi archi a sesto acuto in muratura.
In seguito a vari rifacimenti, nel tempo, l’aspetto della chiesa si modificò. Scomparvero la strada a gradoni che divenne l’attuale via Gorini, che sale sino a piazzale Mazzini, il sagrato e il muraglione che lo racchiudeva e pure le mura che la cingevano a nord.
Nel Settecento la chiesa di San Giovanni venne completamente vuotata all’interno, fu demolito il tetto a capanna, fu aperta la parete nord in corrispondenza della cappella del Suffragio affinché questa comunicasse direttamente e per tutta la sua parete sud con la chiesa stessa, divenendo un ambiente unico.
All’interno, la chiesa aveva l’altare maggiore impreziosito da un polittico attribuito al Bergognone, venduto alla metà dell’Ottocento e rimpiazzato con una tela del palazzolese Giovanni Rampana raffigurante san Giovanni Evangelista; presso l’altare della cappella del Suffragio dei Morti vi è una grande pala del celebre pittore Andrea Celesti (1637-1711) che raffigura la Vergine che intercede presso Dio la liberazione delle anime purganti, mentre presso l’altare dedicato a san Girolamo Emiliani, si trova un grande affresco con un ciclo di storie del santo, realizzato nel 1935 dal pittore palazzolese Matteo Pedrali (1913-1980).
La vera particolarità di questo affresco è rappresentata dal fatto che i protagonisti delle scene sono giovani e anziani palazzolesi, amici, parenti e gente del popolo che il pittore fece posare per ottenere la massima resa naturalistica, in specie nei volti fortemente caratterizzati, con l’obiettivo dichiarato di instaurare un dialogo fra antico e moderno, passato e presente, tradizione e modernità.
All’interno, la chiesa aveva l’altare maggiore impreziosito da un polittico attribuito al Bergognone, venduto alla metà dell’Ottocento e rimpiazzato con una tela del palazzolese Giovanni Rampana raffigurante san Giovanni Evangelista; presso l’altare della cappella del Suffragio dei Morti vi è una grande pala del celebre pittore Andrea Celesti (1637-1711) che raffigura la Vergine che intercede presso Dio la liberazione delle anime purganti, mentre presso l’altare dedicato a san Girolamo Emiliani, si trova un grande affresco con un ciclo di storie del santo, realizzato nel 1935 dal pittore palazzolese Matteo Pedrali (1913-1980).
La vera particolarità di questo affresco è rappresentata dal fatto che i protagonisti delle scene sono giovani e anziani palazzolesi, amici, parenti e gente del popolo che il pittore fece posare per ottenere la massima resa naturalistica, in specie nei volti fortemente caratterizzati, con l’obiettivo dichiarato di instaurare un dialogo fra antico e moderno, passato e presente, tradizione e modernità.